DDL Zan, diamo spazio ai diritti

Il Disegno di Legge Zan, che prende il nome dal suo primo firmatario, l’On. Alessandro Zan, riporta nel suo titolo Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Nell’art. 1 del testo legislativo, si specifica che “per sesso, si intende il sesso biologico o anagrafico; per genere si intende, qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende, l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. 

Il testo prevede sanzioni per coloro che commettono atti di discriminazione basati sul genere, sul sesso, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. 

Il DDL Zan istituisce inoltre il 17 maggio la Giornata Nazionale contro l’omofobia e dispone che vengano stanziati 4 milioni di euro annui per le istituzioni che si impegnino a prestare assistenza alle vittime di reati di discriminazione. 

Sulla base delle categorie tutelate dalla Legge, c’è chi si oppone ad essa adducendo come argomento che si verrebbe a negare la libertà di espressione, ossia che per effetto della Legge Zan non sarebbe più possibile fare pubblicamente affermazioni del tipo “Non sono d’accordo con il matrimonio egualitario” o “Credo che per un’adolescente sia troppo prematura una terapia ormonale”. In realtà, il testo prevede con la dicitura “discriminazione” e “violenza” l’esplicito riferimento a condotte aggressive, violente, lesive della dignità delle donne, delle persone LGBT+ e delle persone con disabilità. La libertà di ciascun individuo trova il suo limite nel momento in cui inizia quella dell’Altro. Da questo deriva che la libertà d’espressione non deve poter offendere e danneggiare il prossimo: bisogna fermarsi quando, anche solo con semplici parole, si possono recare danni irreparabili. 

 

A fronte di questo, è arrivato il momento di prendere posizione come professioniste e professionisti, perché il DDL Zan non riguarda più esclusivamente le categorie che si prefigge di tutelare, ma riguarda tutti noi. Riguarda tutti noi nella misura in cui andiamo a definire quale sarà il linguaggio del mondo di domani, del mondo che lasceremo in mano ai nostri figl*. La responsabilità di sostenere questo Disegno di Legge si è tradotta nella necessità di fermarsi e di porre fine alle migliaia di segnalazioni che arrivano alla cronaca, che sono solo la punta dell’iceberg di tantissimi racconti e storie di ragazz* che non giungono alle orecchie di ciascuno di noi. 

Come psicologhe e psicologi, in particolar modo, abbiamo la necessità di prendere coscienza rispetto alle conseguenze psicologiche che quest’odio ha su tutte le persone. Prendere posizione rispetto al DDL Zan è, quindi, una disposizione per un’ecologia del benessere e una tutela dei Diritti Umani,  fondamentali per creare la basi di quel mondo che vuole raccontare storie d’amore.

Edoardo F. Lavelli,  Segretario Redipsi – Reti di Psicologi per i Diritti Umani